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martedì 25 agosto 2009

Valstagna - Foza 26 Agosto 2009



La salita, con i suoi oltre 900 metri di dislivello, si presenta come un ostacolo di media difficoltà, certamente da non sottovalutare. La pendenza media, al 6.5 per cento, risente della presenza di 20 tornanti quasi in piano che fanno sì che la pendenza effettiva nei tratti rettilinei sia più elevata.


Località di partenza: Valstagna (VI)
Lunghezza: 14.4 kilometri
Dislivello: 941 metri
Pendenza massima: 10 per cento
Pendenza media: 6.5 per cento
Quota massima raggiunta: 1095 metri
Esposizione: sud
Periodo di percorrenza: tutto l’anno
Info: Pro Loco Gallio, tel. 0424/44500


Il percorso
La salita a Foza si sviluppa lungo una strada che ha delle chiare origini: il tracciato difficile e in buona parte scavato nella roccia, la presenza di venti stretti tornanti, la pendenza abbastanza regolare, recano il "marchio" preciso del genio militare. In queste zone, infatti, si combatté nel corso della Prima Guerra Mondiale.
Da un punto di vista sportivo, la salita, con i suoi oltre 900 metri di dislivello, si presenta come un ostacolo di media difficoltà, certamente da non sottovalutare. La pendenza media, al 6.5 per cento, risente infatti della presenza di venti tornanti quasi in piano che fanno sì che la pendenza effettiva nei tratti rettilinei sia più elevata.
Essa tende a diminuire sensibilmente nei pressi dei tornanti e ciò richiede accelerazioni e cambiamenti di marcia continui da parte del ciclista. Inoltre occorre fare particolare attenzione a dosare adeguatamente le energie: potrebbe capitare facilmente di rimanere senza forze nel tratto finale, proprio nel momento in cui sarebbe necessario scalare rapporto e imprimere una decisa accelerazione.

Un breve riscaldamento
L'ascesa si può suddividere in cinque fasi. La prima va dal km 0 al km 1.7 (1.7 kilometri al 3.9 per cento): il tratto iniziale dalla piazza di Valstagna fino al secondo tornante è, in sostanza, un'occasione per un breve riscaldamento in attesa dell'inizio della salita vera e propria.
Dal centro di Valstagna si seguono le indicazioni per Asiago-Foza imboccando una stretta strada che sale tra le case: dopo aver superato un primo tornante a destra, si lasciano alle spalle, con un'ampia curva, le ultime abitazioni e ci si incunea quindi nella valle stretta e incassata. La strada costeggia il torrente e contemporaneamente la pendenza si riduce consentendo al ciclista un adeguato riscaldamento.
Questo tratto introduttivo termina al km 1.7 quando, dopo aver attraversato il torrente su un ponte, si incontra un tornante a destra e inizia la salita vera e propria.

Si comincia a salire
La seconda parte dell'ascesa va dal km 1.7 al km 7.9 (6.2 kilometri al 6.8 per cento). È la prima volta che si inizia veramente a salire.In questo tratto si dovrà prendere il ritmo cercando di lavorare col cambio o perlomeno cercando di adattare la velocità agli innumerevoli cambiamenti di pendenza causati dai tornanti.
Bisogna dunque mantenere un ritmo variabile caratterizzato da numerose accelerazioni e rallentamenti. Sulla sinistra si lascia la secolare mulattiera della "Calà del Sasso". La strada ora si 'avvita' su sé stessa e inizia a scalare la valle costeggiando sempre la parete rocciosa con un tracciato molto spettacolare.
Subito dopo i tornanti la pendenza aumenta gradatamente fino a spianare nei pressi del tornante successivo. Il ciclista è quindi costretto a continui strappi, di fronte ai quali può solamente aiutarsi affrontando i tornanti con un rapporto più lungo e "rilanciando" la velocità.
Questa tattica, tuttavia, deve essere dosata con grande accuratezza perché bisogna assolutamente evitare di giungere nel tratto finale, dove i tornanti scompaiono, senza energie. I tornanti si susseguono in continuazione: al km 5.3 si incontra il decimo e poco dopo si inizia a pedalare non più solo tra pareti rocciose, ma anche in un po' di verde.

Il terzo tratto
Dal km 7.9 comincia il terzo tratto dell'ascesa, fino al km 10.3 (2.4 kilometri al 7.3 per cento). È un tratto interlocutorio, di passaggio: non ci sono più tornanti sovrapposti e la pendenza si alza leggermente.
Al km 7.9, a quota 641 metri, lasciamo sulla destra l'Osteria Piangrande che indica la metà del percorso: chi fosse particolarmente stanco può qui effettuare una sosta, perché poi, fino alla cima, non si trova nessun'altra struttura turistica.
Al km 9.1 c'è una breve galleria e poco dopo, al km 10.3, l'ultimo tornante: da questo punto mancano 4 kilometri alla fine della salita ma, non essendoci più tornanti, proprio da qui la strada presenta le pendenze più impegnative. In effetti il tracciato, dopo aver risalito verticalmente il fianco della valle fino all'osteria, ora deve penetrare lungamente nella stessa vallata in direzione nord per giungere a Foza.

Gli ultimi kilometri
La penultima fase della salita va dal km 10.3 al km 14.1 (3.8 kilometri al 7.1 per cento).Dall'ultimo tornante fino all'incrocio con la strada proveniente da Enego in località Cruni è un lungo rettilineo che sembra non finire mai, con le case di Foza bene in vista al ciclista.
I punti più impegnativi sono fino al km 11 (oltre 8 per cento) e tra il km 13 e il km 13.5. In questo tratto gli scalatori, o in generale chi avesse più energie, potrebbe facilmente staccare i propri colleghi di uscita. Al km 11.5 si lascia a sinistra la deviazione per Valcapra e poco dopo, per la prima volta, si distingue la meta, Foza, contraddistinta dal campanile della chiesa.
Un ultimo sforzo ed ecco che finalmente, al km 14.1 a quota 1088 metri, si arriva in località Cruni, sulla strada che conduce da Enego ad Asiago: la imbocchiamo a sinistra e con le ultime pedalate entriamo nel paesino di Foza. È, questa, l'ultima fase della salita. Dal km 14.1 al km 14.4, 0.3 kilometri al 3.2 per cento, 300 metri di leggera salita per poter concludere l'ascesa in velocità o per improvvisare uno sprint di fronte alla chiesa, a quota 1093 metri. Ma attenzione a dare la precedenza prima di immettersi sulla strada più importante!
Nel centro del paese, poi, sarà facile incontrare altri ciclisti presso il bar "Tre Scioppi".

Passo Manghen 19/08/2009



Non sempre sono le grandi corse a tappe a creare i miti delle grandi salite: negli ultimi anni, infatti, le granfondo hanno spesso portato alla ribalta ascese sconosciute alla grande massa dei ciclisti, ascese che poi, nel giro di pochi anni, sono divenute quasi dei miti. Il caso del Passo Manghen è abbastanza indicativo: il Giro d’Italia lo aveva percorso nel 1976 durante la ventesima tappa Vigo di Fassa-Terme di Cormano.

Località di partenza: Scurelle (TN) 380 m
Lunghezza: 23.7 km
Dislivello: 1677 metri
Pendenza massima: 14 %
Pendenza media: 7.0 %
Quota massima raggiunta: 2047 metri
Esposizione: sud
Periodo di percorrenza: da maggio a novembre (verificare a inizio e fine stagione)
Info: APT Lagorai , Valsugana Orientale e Tesino, tel. 0461/593222 o 0461/752393, fax 0461/593306


Il percorso
Non sempre sono le grandi corse a tappe a creare i miti delle grandi salite: negli ultimi anni, infatti, le granfondo hanno spesso portato alla ribalta ascese sconosciute alla grande massa dei ciclisti, ascese che poi, nel giro di pochi anni, sono divenute quasi dei miti. Il caso del Passo Manghen è abbastanza indicativo: il Giro d’Italia lo aveva percorso nel 1976 durante la ventesima tappa Vigo di Fassa-Terme di Cormano. Di questa affascinante salita si persero le tracce fino a quando fu riscoperta dal percorso lungo della Granfondo Campagnolo, nel 1995. Da allora è diventata una delle salite più conosciute d’Italia e lo stesso Giro d’Italia l’ha riscoperta in più occasioni: l’ultima nel 1999, nel corso della diciannovesima tappa Castelfranco-Alpe di Pampeago. In quella occasione, il Passo Manghen fu teatro di straordinarie esibizioni di equilibrismo da parte di Savoldelli, che nella discesa verso Molina provò a involarsi verso l’arrivo. Guadagnò quasi un minuto, troppo poco per pensare di arrivare da solo al traguardo, specialmente di fronte a un Pantani scatenato che a Pampeago giunse poi da solo.

Una piccola impresa
Anche per il normale ciclista, valicare il Passo Manghen è una piccola impresa: 24 km di salita e 1670 metri di dislivello costituiscono un impegno severo per tutti. Le difficoltà sono rese maggiori anche dalle discontinuità dell’ascesa. Possiamo infatti distinguere sei fasi distinte: la prima, dalla partenza fino al bivio per Torcegno, 4.2 km al 5.2 per cento, un’introduzione senza grandi pendenze, da interpretare come riscaldamento; la seconda, in cui ci si addentra nel bosco verso la Val Calamento “assaggiando” le difficoltà future, 4.3 km al 6.6 per cento; poi un tratto di riposo dal km 8.5 al km 10.5: 2 km al 3.1 per cento; un tratto impegnativo nel cuore della Val Calamento, 4 km al 7.9 per cento, con punte al 13 per cento; poi, un altro tratto di riposo in bosco, 2 km al 4.5 per cento prima dell’ascesa finale; infine, gli ultimi, interminabili e durissimi 7.2 km, con pendenze quasi sempre sopra il 10 per cento, con una difficoltà media del 9.6 per cento aumentata dalla totale mancanza di alberi, quindi di ombra. La parola d’ordine è “prudenza e capacità di dosare le forze”: il finale, dopo Calamento, permetterà a ognuno di dimostrare il proprio valore. Per questa salita abbiamo scelto non il versante più comune (da Borgo), ma quello da Scurelle, meno battuto dal traffico e teatro, ogni anno, delle imprese dei partecipanti alla Granfondo Campagnolo. Per chi volesse partire da Borgo Valsugana, le differenze sono minime: si tratta di percorrere un kilometro in più sulla provinciale, prima di imboccare il tracciato vero e proprio, dopo il bivio per Torcegno.

Partenza da Scurelle
La nostra partenza è stata quindi stabilita a Scurelle, paese raggiungibile in un paio di kilometri dalla statale Valsugana. Dal centro del paese si seguono le indicazioni per Carzano-Telve e si procede in pianura, in direzione nord, per un kilometro. Successivamente, dopo avere attraversato il torrente Maso, si entra nell’abitato di Carzano e qui la strada inizia a salire decisamente: quattro tornanti e pendenze oltre il 7 per cento ci fanno capire che i giochi sono iniziati. Dopo questa fase la pendenza scende leggermente e pedaliamo in rettilineo verso Telve, dove giungiamo al km 3.5. Qui imbocchiamo un’ampia provinciale che, lasciando a sinistra il paese, ci conduce al km 4.2, al bivio per Torcegno: svoltiamo a destra ed entriamo in un tratto affascinante, che ci porterà nel cuore della Val Calamento. C’è un primo strappo, ma dura poco: il tracciato presenta ogni tanto qualche rampa impegnativa, ma, mancando la continuità, queste difficoltà sono facilmente superabili. Al km 6, la strada compie una svolta a sinistra e lasciamo definitivamente la Valsugana con i suoi panorami. Poco oltre il km 6.5, incontriamo la prima, vera asperità della giornata: 500 metri al 10 per cento, a cui segue, dopo 300 metri di pausa, un ulteriore tratto di 1.5 km al 9 per cento. Fortunatamente, al km 8.5 il tracciato spiana: addirittura all’inizio c’è una leggera discesa e così si può respirare fino al km 10.5. Qui le “danze” riprendono, inizialmente con moderazione, poi al km 12, dopo aver superato un ponte sul rio Maso, in modo molto brusco: ci sono strappi oltre il 12 per cento fino al km 14, quando, dopo avere superato un paio di stretti tornanti, incontriamo un secondo tratto di riposo.

Nel cuore della Val Calamento
Stiamo per arrivare al punto più impegnativo di tutta l’ascesa e bisogna approfittare di questo breve tratto dalla pendenza mite, dentro il bosco, per recuperare tutte le energie necessarie per il finale, anche se questo tratto interlocutorio sembra, a volte, non finire mai. Al km 17.2, dopo avere lasciato a sinistra la strada per Valtrighetta, si ricomincia: la pendenza arriva subito attorno al 10 per cento e inizia la lunga battaglia. Ci aspettano 7.2 km al 10 per cento, senza la minima possibilità di tirare il fiato. All’inizio siamo ancora in mezzo al bosco, poi al km 18.2 superiamo un ponte di legno e di fronte a noi si distingue il tracciato: dovremo superare quattordici tornanti e soprattutto 520 metri prima di giungere in cima. I tratti più impegnativi sono al km 20 e al km 22: qui la pendenza si avvicina al 14 per cento. Solo la vista del Passo che si staglia di fronte a noi, dopo un tornante a destra, al km 21.6, concede un po’ di sollievo. Comunque, a questo punto non si può certo desistere: la strada compie un ampio arco sulla destra e in 2.2 km supera gli ultimi 220 metri di dislivello. Tra una pedalata e l’altra l’arrivo si avvicina, ma il Passo ancora non si vede.

La conquista del Passo
Finalmente, al km 23.5, dopo 100 metri di riposo, si vede una croce: è il Passo, ora si può decisamente scattare, scalare rapporto e alzarsi sui pedali. Al km 23.7, dopo l’ennesimo strappo, un dosso improvviso ci segnala che l’ascesa è finita: il Manghen è conquistato! Siamo nel cuore della Catena del Lagorai, in un’atmosfera selvaggia e incontaminata. La discesa verso Molina inizia subito, ed è solo dopo un tornante che incontriamo il rifugio Passo Manghen per il meritato ristoro.