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martedì 25 agosto 2009

Passo Manghen 19/08/2009



Non sempre sono le grandi corse a tappe a creare i miti delle grandi salite: negli ultimi anni, infatti, le granfondo hanno spesso portato alla ribalta ascese sconosciute alla grande massa dei ciclisti, ascese che poi, nel giro di pochi anni, sono divenute quasi dei miti. Il caso del Passo Manghen è abbastanza indicativo: il Giro d’Italia lo aveva percorso nel 1976 durante la ventesima tappa Vigo di Fassa-Terme di Cormano.

Località di partenza: Scurelle (TN) 380 m
Lunghezza: 23.7 km
Dislivello: 1677 metri
Pendenza massima: 14 %
Pendenza media: 7.0 %
Quota massima raggiunta: 2047 metri
Esposizione: sud
Periodo di percorrenza: da maggio a novembre (verificare a inizio e fine stagione)
Info: APT Lagorai , Valsugana Orientale e Tesino, tel. 0461/593222 o 0461/752393, fax 0461/593306


Il percorso
Non sempre sono le grandi corse a tappe a creare i miti delle grandi salite: negli ultimi anni, infatti, le granfondo hanno spesso portato alla ribalta ascese sconosciute alla grande massa dei ciclisti, ascese che poi, nel giro di pochi anni, sono divenute quasi dei miti. Il caso del Passo Manghen è abbastanza indicativo: il Giro d’Italia lo aveva percorso nel 1976 durante la ventesima tappa Vigo di Fassa-Terme di Cormano. Di questa affascinante salita si persero le tracce fino a quando fu riscoperta dal percorso lungo della Granfondo Campagnolo, nel 1995. Da allora è diventata una delle salite più conosciute d’Italia e lo stesso Giro d’Italia l’ha riscoperta in più occasioni: l’ultima nel 1999, nel corso della diciannovesima tappa Castelfranco-Alpe di Pampeago. In quella occasione, il Passo Manghen fu teatro di straordinarie esibizioni di equilibrismo da parte di Savoldelli, che nella discesa verso Molina provò a involarsi verso l’arrivo. Guadagnò quasi un minuto, troppo poco per pensare di arrivare da solo al traguardo, specialmente di fronte a un Pantani scatenato che a Pampeago giunse poi da solo.

Una piccola impresa
Anche per il normale ciclista, valicare il Passo Manghen è una piccola impresa: 24 km di salita e 1670 metri di dislivello costituiscono un impegno severo per tutti. Le difficoltà sono rese maggiori anche dalle discontinuità dell’ascesa. Possiamo infatti distinguere sei fasi distinte: la prima, dalla partenza fino al bivio per Torcegno, 4.2 km al 5.2 per cento, un’introduzione senza grandi pendenze, da interpretare come riscaldamento; la seconda, in cui ci si addentra nel bosco verso la Val Calamento “assaggiando” le difficoltà future, 4.3 km al 6.6 per cento; poi un tratto di riposo dal km 8.5 al km 10.5: 2 km al 3.1 per cento; un tratto impegnativo nel cuore della Val Calamento, 4 km al 7.9 per cento, con punte al 13 per cento; poi, un altro tratto di riposo in bosco, 2 km al 4.5 per cento prima dell’ascesa finale; infine, gli ultimi, interminabili e durissimi 7.2 km, con pendenze quasi sempre sopra il 10 per cento, con una difficoltà media del 9.6 per cento aumentata dalla totale mancanza di alberi, quindi di ombra. La parola d’ordine è “prudenza e capacità di dosare le forze”: il finale, dopo Calamento, permetterà a ognuno di dimostrare il proprio valore. Per questa salita abbiamo scelto non il versante più comune (da Borgo), ma quello da Scurelle, meno battuto dal traffico e teatro, ogni anno, delle imprese dei partecipanti alla Granfondo Campagnolo. Per chi volesse partire da Borgo Valsugana, le differenze sono minime: si tratta di percorrere un kilometro in più sulla provinciale, prima di imboccare il tracciato vero e proprio, dopo il bivio per Torcegno.

Partenza da Scurelle
La nostra partenza è stata quindi stabilita a Scurelle, paese raggiungibile in un paio di kilometri dalla statale Valsugana. Dal centro del paese si seguono le indicazioni per Carzano-Telve e si procede in pianura, in direzione nord, per un kilometro. Successivamente, dopo avere attraversato il torrente Maso, si entra nell’abitato di Carzano e qui la strada inizia a salire decisamente: quattro tornanti e pendenze oltre il 7 per cento ci fanno capire che i giochi sono iniziati. Dopo questa fase la pendenza scende leggermente e pedaliamo in rettilineo verso Telve, dove giungiamo al km 3.5. Qui imbocchiamo un’ampia provinciale che, lasciando a sinistra il paese, ci conduce al km 4.2, al bivio per Torcegno: svoltiamo a destra ed entriamo in un tratto affascinante, che ci porterà nel cuore della Val Calamento. C’è un primo strappo, ma dura poco: il tracciato presenta ogni tanto qualche rampa impegnativa, ma, mancando la continuità, queste difficoltà sono facilmente superabili. Al km 6, la strada compie una svolta a sinistra e lasciamo definitivamente la Valsugana con i suoi panorami. Poco oltre il km 6.5, incontriamo la prima, vera asperità della giornata: 500 metri al 10 per cento, a cui segue, dopo 300 metri di pausa, un ulteriore tratto di 1.5 km al 9 per cento. Fortunatamente, al km 8.5 il tracciato spiana: addirittura all’inizio c’è una leggera discesa e così si può respirare fino al km 10.5. Qui le “danze” riprendono, inizialmente con moderazione, poi al km 12, dopo aver superato un ponte sul rio Maso, in modo molto brusco: ci sono strappi oltre il 12 per cento fino al km 14, quando, dopo avere superato un paio di stretti tornanti, incontriamo un secondo tratto di riposo.

Nel cuore della Val Calamento
Stiamo per arrivare al punto più impegnativo di tutta l’ascesa e bisogna approfittare di questo breve tratto dalla pendenza mite, dentro il bosco, per recuperare tutte le energie necessarie per il finale, anche se questo tratto interlocutorio sembra, a volte, non finire mai. Al km 17.2, dopo avere lasciato a sinistra la strada per Valtrighetta, si ricomincia: la pendenza arriva subito attorno al 10 per cento e inizia la lunga battaglia. Ci aspettano 7.2 km al 10 per cento, senza la minima possibilità di tirare il fiato. All’inizio siamo ancora in mezzo al bosco, poi al km 18.2 superiamo un ponte di legno e di fronte a noi si distingue il tracciato: dovremo superare quattordici tornanti e soprattutto 520 metri prima di giungere in cima. I tratti più impegnativi sono al km 20 e al km 22: qui la pendenza si avvicina al 14 per cento. Solo la vista del Passo che si staglia di fronte a noi, dopo un tornante a destra, al km 21.6, concede un po’ di sollievo. Comunque, a questo punto non si può certo desistere: la strada compie un ampio arco sulla destra e in 2.2 km supera gli ultimi 220 metri di dislivello. Tra una pedalata e l’altra l’arrivo si avvicina, ma il Passo ancora non si vede.

La conquista del Passo
Finalmente, al km 23.5, dopo 100 metri di riposo, si vede una croce: è il Passo, ora si può decisamente scattare, scalare rapporto e alzarsi sui pedali. Al km 23.7, dopo l’ennesimo strappo, un dosso improvviso ci segnala che l’ascesa è finita: il Manghen è conquistato! Siamo nel cuore della Catena del Lagorai, in un’atmosfera selvaggia e incontaminata. La discesa verso Molina inizia subito, ed è solo dopo un tornante che incontriamo il rifugio Passo Manghen per il meritato ristoro.

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